Nel vasto panorama enologico italiano e internazionale, si riscontra spesso una certa confusione nell’uso di termini tecnici che identificano prodotti molto diversi tra loro. Prosecco e spumante sono due parole usate frequentemente come sinonimi nel linguaggio comune, specialmente quando ci si riferisce a vini con le bollicine ideali per un brindisi. Tra i due prodotti esistono, tuttavia, una serie di differenze: la distinzione non riguarda solo il gusto o il prezzo, ma tocca aspetti normativi, metodi di produzione, vitigni utilizzati e legami con il territorio.
Ne parliamo nelle prossime righe.
Cos’è il Prosecco
Il Prosecco rappresenta il vino italiano più noto e consumato a livello globale, divenuto nel tempo un simbolo di convivialità grazie alla sua freschezza e aromaticità. Si tratta di un vino derivante da uve prodotte esclusivamente nel Nord-Est dell’Italia.
Per comprendere appieno la natura di questo prodotto, è necessario andare oltre la semplice etichetta e analizzare i requisiti rigorosi che permettono di definirne la denominazione; la sua identità, infatti, è legata a regole precise, dal tipo di uve utilizzate alla loro provenienza geografica, dal metodo di produzione al residuo zuccherino.
La produzione può avvenire solo all’interno di specifiche province situate tra il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia.
Oltre al vincolo territoriale, esiste un rigido disciplinare legato alla materia prima, il vitigno di origine: il vino deve essere ottenuto per almeno l’85% da uva Glera. Questo vitigno semi-aromatico è il responsabile delle note caratteristiche che richiamano fiori bianchi, mela e pera, e che a loro volta definiscono il profilo aromatico tipico del prodotto.
A differenza di altri vini che puntano sull’invecchiamento, la presa di spuma del Prosecco viene effettuata quasi sempre attraverso il Metodo Martinotti o Metodo Charmat: in questo processo, la seconda fermentazione si svolge in grandi contenitori d’acciaio pressurizzati chiamati autoclavi. Questo metodo di produzione è scelta specificamente per preservare gli aromi primari dell’uva, permettendo di ottenere un vino giovane, pronto da bere e caratterizzato da una marcata freschezza fruttata.
Quando ci si trova a dover scegliere un Prosecco, è utile saper interpretare le diciture che indicano il residuo zuccherino, poiché la scala di classificazione può risultare controintuitiva per il consumatore non esperto; le più diffuse sono:
- Brut: è quella più secca, considerata moderna e particolarmente adatta all’accompagnamento gastronomico durante il pasto;
- Extra Dry: questa dicitura identifica la tipologia più tradizionale, che presenta una leggera nota dolce capace di renderlo amabile per l’aperitivo;
- Dry: una versione ancora più dolce delle altre, che nonostante il nome inglese possa suggerire il contrario, si abbina bene alla pasticceria secca o a cibi piccanti.
Cos’è lo Spumante
La differenza tra spumante e Prosecco è più semplice di quanto si possa immaginare: mentre i vini Prosecco appartengono alla macro-categoria degli spumanti, non tutti gli spumanti possono essere chiamati Prosecco.
Il termine spumante non indica dunque una varietà di vino specifica, bensì una grande categoria, un contenitore che racchiude tutti i vini caratterizzati da una sovrapressione dovuta all’anidride carbonica prodotta esclusivamente per fermentazione.
Il mondo del Prosecco e dello spumante si divide ulteriormente in base al metodo utilizzato per generare le bollicine; esistono due grandi famiglie che determinano il risultato finale nel bicchiere.
La prima fa capo al Metodo Martinotti o Charmat (lo stesso utilizzato per il Prosecco), in cui la rifermentazione avviene in grandi vasche d’acciaio, un approccio che privilegia la freschezza e la rapidità di produzione. Il risultato sono vini profumati, che mantengono intatti i sentori di frutta fresca e fiori, pronti per il consumo in pochi mesi.
La seconda famiglia è quella del Metodo Classico, o Champenoise, che caratterizza lo Champagne e gli spumanti italiani come il Franciacorta, il Trento DOC o l’Alta Langa. In questo caso, la rifermentazione avviene all’interno della singola bottiglia, dove il vino rimane a contatto con i lieviti per un periodo che può variare da un minimo di 18 mesi fino a oltre dieci anni. Si tratta di un approccio che punta alla struttura e alla complessità piuttosto che all’immediatezza del frutto.
Le differenze principali tra Spumante e Prosecco
Analizzando le differenze principali tra spumante e Prosecco, emerge chiaramente come i due prodotti rispondano a logiche produttive e territoriali distinte, pur essendo spesso associati nell’immaginario collettivo.
Lo spumante è una categoria tecnica definita dalla pressione interna alla bottiglia, che deve essere superiore a 3 bar, e dalla presenza di anidride carbonica di origine naturale. Questa definizione è priva di vincoli geografici o varietali: uno spumante può essere prodotto in qualsiasi regione d’Italia o del mondo e può nascere da una vasta gamma di uve, dal Pinot Nero allo Chardonnay, passando per la Malvasia o il Riesling. Le caratteristiche organolettiche dipenderanno interamente dalle scelte del produttore e dal metodo di spumantizzazione adottato.
Al contrario, il Prosecco non è una tipologia generica ma una Denominazione di Origine Controllata (DOC) o Garantita (DOCG). Questo status impone che le uve possano essere prodotte esclusivamente nelle aree collinari e pianeggianti designate del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. Inoltre, il legame con il vitigno è imprescindibile: non esiste Prosecco senza una base dominante di uva Glera, eventualmente affiancata in piccole percentuali pinot bianco, grigio o nero.
In più, mentre lo spumante può avvalersi sia del Metodo Classico che del Metodo Martinotti, il Prosecco viene solitamente prodotto con utilizzando il Metodo Martinotti; questa scelta tecnica non è casuale ma mira a esaltare la freschezza aromatica dell’uva di partenza, evitando che le note di lievito tipiche della rifermentazione in bottiglia coprano i sentori floreali e fruttati tipici della Glera.
Un ulteriore elemento di distinzione risiede nel processo biochimico alla base della produzione. Sebbene il meccanismo in essere sia la fermentazione alcolica, dove gli zuccheri dell’uva si trasformano in alcol e anidride carbonica, la gestione della seconda fermentazione crea il divario stilistico. Per ottenere uno spumante, è necessario catturare questa anidride carbonica. Tuttavia, è fondamentale notare un dettaglio che spesso sfugge: se ci si chiede se sia meglio scegliere prosecco o spumante, bisogna sapere che il Prosecco non è obbligatoriamente uno spumante: il disciplinare prevede infatti anche la tipologia Frizzante, che presenta una pressione minore (e quindi meno bollicine), e la tipologia Fermo.
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Prosecco e spumante fanno parte (per così dire) della stessa famiglia, ma la raccontano in modi molto diversi. Conoscerne le differenze aiuta non solo a scegliere il prodotto desiderato con maggiore consapevolezza, ma anche a cogliere la grande varietà che questo mondo ha da offire.
Con Serena Wines 1881, realtà storica nel panorama vinicolo veneto radicata nel cuore dell’area produttiva delle Colline del Prosecco Patrimonio UNESCO, parte di questo mondo è a portata di mano: dal Prosecco DOC e DOCG agli spumanti, dai fermi ai frizzanti, e non solo, offriamo vini che si adattano perfettamente alle occasioni di ogni tipo.Dai uno sguardo ai nostri prodotti, oppure contattaci per maggiori informazioni!
Rispondere alla domanda “Cosa si può vedere a Conegliano?” non è per niente semplice, dato l’enorme intreccio di capolavori, luoghi storici e paesaggi che caratterizzano la città e il territorio circostante.
Nelle prossime righe ti presenteremo una panoramica dei luoghi più affascinanti da visitare a Conegliano: una specie di tour guidato con il quale scoprirai alcune delle meraviglie di questa città e di altri paesi incastonati tra le magnifiche Colline del Prosecco Patrimonio UNESCO.
Il centro storico: 5 luoghi da non perdere
Come dicevamo, riassumere in poche righe tutte le bellezze di Conegliano non sarebbe possibile. Per questo motivo, abbiamo scelto 5 luoghi storici da non perdere.
Il Duomo di Conegliano
Il Duomo è probabilmente una delle tappe più apprezzate in città. La sua costruzione fu iniziata dai Battuti, membri di una congregazione umbra: questi eressero nel 1345 la chiesa intitolata a Santa Maria Nuova dei Battuti al centro di un ospizio per pellegrini da loro gestito.
Tra la fine del Quattrocento e il 1497 vennero costruiti presbiterio, due navate e campanile, mentre nel Settecento l’interno vide l’aggiunta di archi a tutto sesto e stucchi: fu proprio in questo periodo che la fu chiesa dei Battuti divenne Duomo della città di Conegliano, venendo intitolato a Santa maria Annunziata e a San Leonardo.
Date queste continue evoluzioni, oggi nel duomo si possono riconoscere due anime: le navate trecentesche, con i suoi motivi a candelabra, e il presbiterio più moderno, arricchito da notevoli opere d’arte.
Nel silenzio della chiesa spiccano la pala del 1493 di Cima da Conegliano, il grande San Francesco di Beccaruzzi e la tela di Palma il Giovane sulla controfacciata sopra la porta d’ingresso. La facciata resta celata dalla loggia della Sala dei Battuti… ma ne parliamo nelle prossime righe!
La Sala dei Battuti
Dal Duomo, in pochi passi, ci troviamo in un altro luogo simbolo di Conegliano. Sopra il portico che lo nasconde, infatti, si apre una sala rettangolare con soffitto ligneo, cuore dell’antica confraternita: è questa la Sala dei Battuti.
La Sala nasce alla fine del Trecento come luogo d’incontro della Scuola dei Battuti, che qui si riunisce per secoli fino al 1806, quando le confraternite vengono soppresse per decreto napoleonico.
All’esterno, lungo via XX Settembre, la facciata romanico-gotica si distende in orizzontale con un portico di nove archi acuti; nel 1593 Pozzoserrato ricoprì la facciata di affreschi, ancora ammirabili grazie ai restauri: tra i riquadri, episodi biblici come Ester davanti ad Assuero, Davide e l’Arca, la Regina di Saba, il Diluvio Universale, mentre sotto di essi una cornice geometrica fa da marcapiano.
Dentro, tutto il primo piano coincide con la Sala dei Battuti vera e propria: un ambiente imponente (circa 41×7 metri) in cui le pareti sono interamente affrescate. Il ciclo più antico è quello realizzato da Francesco da Milano (1511) e attraversa le storie del Vangelo dall’Annunciazione al Giudizio Universale; alla fine del XVI secolo Pozzoserrato aggiunse il prologo con la Creazione, i Progenitori e il Peccato originale, facendo nascere così un racconto completo che fa della Sala dei Battuti un vero libro dipinto di dimensioni colossali nella città di Conegliano.
Casa museo di Giovanni Battista Cima
Alle spalle del Duomo, in via Cima, quella che fu la casa natale del grande pittore rinascimentale Giovanni Battista Cima (conosciuto anche con il soprannome Cima da Conegliano) è oggi un museo e luogo di studio (frutto del lavoro della Fondazione Cima).
Identificata grazie a documenti cinquecenteschi, fu salvata dal mecenatismo di Camillo Vazzoler e riportata alle forme originali. Il restauro portò inoltre alla luce interessanti sorprese: tracce dell’età del Bronzo nelle fondazioni e una data incisa, “1492 adì 9 otubrio”, che apre finestre sulla storia della conegliano del 1500. Oggi all’interno della casa-museo si possono ammirare alcune riproduzioni delle opere del Cima, osservare vasi, tazze e altri frammenti rinvenuti durante gli scavi archeologici, nonché partecipare alle conferenze promosse dalla sopracitata Fondazione Cima.
Antico cimitero ebraico di Conegliano
Sito sul colle del Cabalan e inaugurato nel 1545, il cimitero ebraico di Conegliano rappresenta uno dei luoghi più suggestivi per chi desidera visitare la città. Servì la comunità locale, e anche quella di Ceneda, fino al 1884, quando le sepolture passarono alla sezione israelitica del cimitero di San Giuseppe.
Dopo decenni di abbandono, dovuti anche all’estinguersi della comunità ebraica locale, il recente recupero voluto dalla Comunità ebraica di Venezia e curato dal Gruppo archeologico coneglianese ha riaperto l’accesso da viale Gorizia con una scalinata di 110 gradini dedicata a Marco Grassini, sindaco ebreo di Conegliano nell’800. Tra le circa centotrenta lapidi, orientate verso Gerusalemme, si possono ammirare scritture in ebraico e italiano, noti stemmi di famiglia e altre interessanti decorazioni.
Date le sue caratteristiche, l’antico cimitero erbaico di Conegliano rappresenta un luogo di memoria da non perdere durante la propria visita alla città.
Il Castello di Conegliano e il Museo civico
La torre “della Campana” identifica il castello che domina la città, e accoglie oggi il Museo Cittadino. L’attuale struttura è il frutto di una serie di ristrutturazioni e di ricostruzioni: dell’originale fondazione scaligera, infatti, restano soltanto le feritoie. All’interno si possono ammirare il portale verso l’antica corte di guardia e, al primo piano, la sala del camino veneziano “a cappello di doge”.
Dal 1946 la torre della Campana ospita inoltre il Museo civico: questo si compone di pinacoteca e lapidario (che accolgono una serie di importanti affreschi), sala “Del camino o cucina” (con armature, arredi, pesi-tipo della Serenissima, mappe e dipinti settecenteschi), nonché piani alti (una sezione archeologica con reperti dal Neolitico all’età romana).
Tra gli affreschi e i dipinti presenti nel Museo spiccano opere del Pordenone, Palma il Giovane, bottega di Cima, oltre a sculture di Arturo Martini.
Dalla terrazza, infine, lo sguardo corre dai monti al mare: una conclusione perfetta per la propria visita di Conegliano.
Arte, natura e borghi da scoprire: alcune idee nei dintorni di Conegliano
Visitata la città, arriva il momento di dare uno sguardo ai suoi dintorni.
Cominciamo il nostro tour dalle Grotte del Caglieron (Fregona), una serie di cavità scavate dall’acqua e dall’intervento umano di estrazione dell’arenaria ivi presente. Il percorso, breve ma scenografico, si caratterizza per una serie di passerelle in legno che, tra una roccia e l’altra, arrivano fino a una serie di belvedere affacciati su pozze color smeraldo.
A soli 20 minuti di macchina da Conegliano, a Refrontolo, si trova poi il Molinetto della Croda: un mulino del Seicento incastonato nella roccia, con ruota ad acqua e salto del torrente Lierza: queste caratteristiche lo rendono uno dei luoghi più fotografati delle Colline del Prosecco.
Non distante da Conegliano, e precisamente a Follina, si trova poi l’Abbazia Cistercense di Santa Maria. La facciata in stile gotico cistercense, l’affresco della Madonna col Bambino tra due santi e committente di Francesco da Milano e il Chiostrino dell’Abate sono solo alcune delle bellezze che caratterizzano questo luogo dal fascino unico.
A meno di un quarto d’ora di macchina da Conegliano si trova poi il Castello di San Salvatore (Susegana). Si tratta di uno dei complessi fortificati più vasti d’Italia, legato alla famiglia Collalto e aperto al pubblico con visite guidate, eventi e altre occasioni speciali. Nei secoli il castello ha subito modifiche, ampliamenti e distruzioni varie. Attualmente San Salvatore si articola in: cinta muraria merlata, blocco di palazzo Odoardo, torre grande e chiesa di Santa Croce.
Infine, gli amanti della natura e della storia più antica troveranno nei laghi di Revine e nel Parco Archeologico del Livelet due mete imprescindibili (e a soli 25 minuti da Conegliano).
I primi due sono due specchi d’acqua prealpini circondati da sentieri molto semplici da percorrere, mentre il secondo è un museo all’aperto costituito da un villaggio primitivo costruito su palafitte: in altre parole, natura e archeologia nello stesso luogo.
Le colline del Prosecco: patrimonio UNESCO e degustazioni
Chi cerca cosa vedere vicino a Conegliano troverà nelle Colline del Prosecco un paesaggio unico, riconoscibile per i filari che seguono con dolcezza le pendenze, per i paesi in equilibrio tra vigne e boschi e per le tante occasioni di degustazione offerte dalle realtà vinicole del territorio, Serena Wines 1881 compresa!
Tra i percorsi più interessanti per scoprire questi luoghi dall’aura quasi magica spicca Il Cammino delle Colline del Prosecco: snodandosi da Vidor a Vittorio Veneto, questo percorso disegna una traversata di 51 chilometri con ben 2265 metri di dislivello. Il tracciato resta escursionistico ma accessibile, con una variante nord che aggira il tratto più impegnativo, mentre la segnaletica verticale e le marcature giallo-rosse guidano passo dopo passo.
Lungo il percorso si alternano pievi, capitelli, piccoli borghi, aziende vitivinicole e cantine danno ritmo all’esperienza e raccontano la cultura del Prosecco in modi unici.
Per un’approfondimento sulle caratteristiche delle Colline del Prosecco e su altri luoghi da visitare nelle vicinanze di Conegliano, leggi l’articolo dedicato.
Le Experience di Serena Wines 1881
Nella Tenuta Ville d’Arfanta, Serena Wines 1881 propone esperienze che ti faranno vivere la zona di Conegliano e delle Colline del Prosecco in un modo diverso dal solito: dal Tour Prosecco al picnic romantico, dall’e-bike tour fino a un giro in vespa con picnic in vigna finale, ti potrai immergere tra panorami, gusti e sapori che non troverai in nessun altro luogo.
Contattaci per maggiori informazioni, oppure visita il sito di Ville D’Arfanta per scoprire di più sulle esperienze disponibili e sulla nostra Hospitality.
Il macrocosmo di cocktail a base di vino è estremamente ricco e apprezzato dal pubblico; su questa parte del mondo mixology, l’Italia ha dato un contributo fondamentale con uno dei vini che più caratterizzano la produzione vinicola del bel Paese: il Prosecco.
Mimosa, Bellini, Rossini, Tintoretto, Negroni Sbagliato, fino all’intramontabile e sempre apprezzato Spritz nelle sue varianti Aperol, Campari o Cynar (per citarne alcune) sono una parte degli esempi di utilizzo del Prosecco nel mondo della mixology.
La domanda, per i più curiosi, sorge a questo punto spontanea: quando sono nati i primi cocktail a base di vino? E come si è evoluto questo ramo della mixology fino ad arrivare all’utilizzo del Prosecco?
Nelle prossime righe daremo una risposta a queste domande e, per concludere, proporremo alcune idee molto interessanti di cocktail a base di Prosecco made in Serena Wines 1881!
Storia dei cocktail a base di vino
La mixology ha origini antiche. Le prime miscele risalgono infatti a Greci e Romani, che erano soliti mescolare il vino (all’epoca molto più denso di quello moderno) con una serie di ingredienti aromatici; i due esempi più famosi sono sicuramente il mulsum, ottenuto dal mix di vino e miele, e la posca, bevanda a base di acqua, aceto di vino e altri aromatizzanti, molto comune tra i soldati e tra le classi popolari. Queste bevande, pur non rientrando nella definizione moderna di cocktail, dimostrano l’importanza data al vino come base da modificare per la creazione di nuove bevande.
Nei secoli successivi il mondo della mixology non subisce particolari trasformazioni o evoluzioni; l’unico esempio di nuova bevanda molto diffusa è infatti quella dell’ippocrasso, un vino speziato filtrato antenato del vin brulé, le cui ricette compaiono in testi datati tra il XIII e il XVII secolo.
Nel XVIII secolo, nel mondo anglofono diventano popolari i punch a base vino; tra questi spicca il Claret Cup, ottenuto dal mix di Bordeaux, agrumi, zucchero e soda. Tra le miscele calde spicca, invece, il Negus: realizzato mescolando vino, acqua calda, zucchero, limone, questa bevanda è documentata in molte fonti, compresa l’opera Jane Eyre di Charlotte Brontë.
La prima vera esplosione dei “wine cocktails” avviene però nel 1800:
- negli USA nasce il Sherry Cobbler (sherry, zucchero, agrumi, ghiaccio tritato), che diventa il drink dell’estate ottocentesca, popolarissimo anche in Europa, e viene addirittura citato da Charles Dickens nei suoi resoconti americani;
- nel 1862, viene citato a mezzo stampa il Champagne Cocktail, mix che unisce una zolletta di zucchero, bitter, Champagne. È uno dei primi grandi classici con vino spumante;
- a Torino, il Vermouth diventerà base di innumerevoli miscelazioni e dell’aperitivo moderno. nell’area austro-veneta si diffonde l’abitudine di allungare il vino con acqua gassata, evoluzione che alcuni decenni dopo porterà alla nascita dello Spritz moderno.
Il ‘900 prosegue e intensifica l’evoluzione dei cocktail a base di vino: vengono “inventati” il Buck’s Fizz (1921), il Mimosa (1925), il Bellini (Venezia, 1948, forse il primo vero e proprio esempio di cocktail a base di Prosecco) e il Kir/Kir Royale (Borgogna, anni ’40-’50); a questi si aggiungono poi una serie di cocktail diventati nel tempo un vero e proprio simbolo internazionale: spiccano in questo senso gli spagnoli Sangria, Tinto de Verano, Rebujito, oppure l’italianissimo Negroni Sbagliato (con spumante brut al posto del gin).
Il XXI secolo, invece, è interamente dominato dallo Spritz, prima nella forma di Spritz Aperol (un mix di Prosecco, Aperol e soda), poi in tutte le sue evoluzioni (che, molto semplicemente, sostituiscono l’Aperol con Campari, Cynar, Select, o altri amari/sciroppi).
Mixology e Prosecco: dalle origini alle evoluzioni più recenti
Come abbiamo visto, l’evoluzione dell’uso del vino nella mixology ha visto tra i suoi principali protagonisti una serie di cocktail a base di Prosecco.
Nel secondo dopoguerra, a Venezia viene codificato il primo grande classico “Prosecco-based”: il Bellini, creato da Giuseppe Cipriani all’Harry’s Bar (estate 1948), con ricetta che prevede un mix di Prosecco e di purea di pesca bianca; da qui nascono poi le varianti Puccini (mandarino), Rossini (fragola) e Tintoretto (melagrana).
Negli anni ’60-’70 il Prosecco entra a pieno titolo nel filone dell’aperitivo “amaro con bollicine”: a Milano nasce infatti il Negroni Sbagliato (Bar Basso, 1972, attribuito a Mirko Stocchetto), che sostituisce il gin con il Prosecco rendendo il classico più fragrante e a gradazione moderata. Parallelamente riaffiora una tradizione veneta del “dolce e frizzante”: a essere protagonista è lo Sgroppino (un sorbetto al limone con vodka e Prosecco), oggi tornato in auge come ponte tra dessert e cocktail.
Altra importante evoluzione dei cocktail a base di Prosecco si lega al passaggio decisivo a questo tipo di vino come base imprescindibile dello spritz: nasce negli anni ‘50 lo Spritz Aperol (soda, Prosecco e, appunto, Aperol), aperitivo che apre la strada a varianti con Select, Campari o Cynar e diventato oggi uno dei cocktail più apprezzati al mondo.
Nel 2005, sulle Alpi altoatesine, nasce poi l’Hugo (Prosecco, sciroppo di sambuco, menta, soda), firmato Roland Gruber a Naturno; si tratta della prima alternativa floreale allo spritz veneziano, diventato poi un vero e proprio fenomeno nel centro Europa.
L’ultimo spartiacque tecnico-stilistico in questo particolare ramo della mixology è il Prosecco DOC Rosé: questo vino ha infatti moltiplicato i Pink Spritz, gli Sbagliato Rosé e i Bellini/fruit-sparkler in rosa, ampliando ulteriormente il vocabolario dei cocktail a base di Prosecco.
5 cocktail a base di Prosecco: le nostre proposte
I grandi classici non perdono mai il loro fascino… ma perché non provare qualcosa di nuovo, con Prosecco di altissima qualità? È quello che abbiamo pensato in Serena Wines 1881: le ricette che seguono utilizzano le diverse tipologie di Prosecco della nostra cantina, a dimostrazione di come la qualità della base sia fondamentale per la riuscita di ogni cocktail.
Per cominciare, il Primavera rappresenta un perfetto esempio di come i cocktail a base di Prosecco possano esprimere la massima raffinatezza. Questa preparazione combina 20 ml di vodka premium con 20 ml di liquore St. Germain, completando la miscela con 60 ml di Prosecco Valdobbiadene DOCG Brut Serena 1881; la guarnizione con bitter velvet e fiori edibili trasforma questo cocktail in una vera opera d’arte, dove la freschezza del Prosecco si sposa perfettamente con la delicatezza floreale del St. Germain.
Il Negroni Errato reinterpreta in chiave moderna uno dei cocktail più iconici della tradizione italiana: la ricetta prevede l’utilizzo di 45 ml di bitter Chinato e 45 ml di bitter Fusetti American, arricchiti da tre quarti di gocce di bitter e completati con 60 ml di Prosecco Valdobbiadene DOCG Extra Dry Serena 1881. Questa variazione dimostra come il prosecco possa trasformare completamente il profilo gustativo di un cocktail classico, mantenendone l’anima ma aggiungendo una dimensione effervescente.
Il Rumba trasporta in un’atmosfera tropicale grazie alla combinazione di 45 ml di rum scuro con 30 ml di succo di ananas e 30 ml di succo d’arancia. L’aggiunta di mezzo lime e 15 ml di sciroppo d’agave crea un equilibrio perfetto tra dolcezza e acidità, mentre i 60 ml di Prosecco DOC Treviso Extra Dry Serena 1881 conferiscono alla miscela quella vivacità che caratterizza i migliori cocktail estivi.
Il Camoma rappresenta un esempio perfetto di come i cocktail a base di Prosecco e succo di frutta possano raggiungere livelli di complessità sorprendenti. La base di 45 ml di tequila viene equilibrata da 15 ml di sciroppo d’agave e mezzo lime, mentre l’aggiunta di 45 ml di succo di pompelmo rosa conferisce al cocktail un carattere distintivo. I 60 ml di Prosecco DOC Treviso Brut Serena 1881 completano la preparazione, creando una miscela sofisticata.
Il Mestrino Fizz chiude questa selezione con una proposta che celebra la tradizione del gin fizz in versione italiana. La combinazione di 45 ml di gin con 25 ml di succo di limone e 15 ml di sciroppo d’agave trova la sua completezza nei 60 ml di Prosecco DOC Rosé Brut Serena 1881: una preparazione che porta questo cocktail con vino rosé a un nuovo livello di gusto.Questi cinque cocktail rappresentano solo una piccola parte delle tantissime possibilità offerte alla mixology dai vini di Serena Wines 1881: per scoprire tutti i nostri vini in bottiglia e le loro caratteristiche, visita la pagina dedicata e crea il cocktail che più ti piace!
La parola “sostenibilità” è da diverso tempo entrata con forza nel linguaggio e (non sempre) nelle pratiche delle aziende di ogni tipo di settore; quello vitivinicolo non è da meno: il cambiamento climatico, la crescente consapevolezza dei consumatori e la responsabilità sociale d’impresa stanno infatti spingendo il mondo del vino a rivedere radicalmente i propri modelli produttivi ed economici, ripensando ogni aspetto di ciascuna fase della filiera produttiva.
Ma cosa vuol dire davvero sostenibilità? Quali sono le sue declinazioni nel settore vitivinicolo? E quali sono i principi che guidano una viticoltura sostenibile?
Nelle prossime righe daremo una risposta a queste domande, con un focus sulle attività di Serena Wines 1881 in ambito di sostenibilità.
Cosa si intende per sostenibilità e per sostenibilità nel settore vinicolo
Il concetto di sviluppo sostenibile si fonda sul principio chiave formulato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite; secondo tale principio, sostenibilità significa “soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
Questo concetto abbraccia inoltre tre dimensioni interconnesse: ambientale, sociale ed economica; nello specifico:
- la sostenibilità ambientale riguarda la gestione responsabile delle risorse naturali, la protezione dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico.
- la sostenibilità sociale si concentra sul benessere umano, l’equità, l’accesso all’istruzione, alla salute e ai servizi di base;
- la sostenibilità economica mira a garantire la stabilità e la crescita economica nel lungo termine, promuovendo un uso responsabile delle risorse e la creazione di posti di lavoro.
Nel mondo del vino, questi concetti si traducono in un approccio integrato che interessa ogni fase del ciclo di vita del prodotto: dalla gestione sostenibile del vigneto alla trasformazione dell’uva, dall’imbottigliamento alla distribuzione, dalle garanzie sulle corrette condizioni di lavoro fino all’esperienza del consumatore finale.
La sostenibilità legata al mondo del vino non si limita quindi alla sola riduzione dell’uso di pesticidi o al controllo dei processi di fermentazione in cantina: è un impegno continuo che implica scelte consapevoli, basate su rispetto delle risorse naturali e delle persone.
I 3 principi della sostenibilità nel settore vitivinicolo
Come anticipato, la sostenibilità si fonda su tre dimensioni: ambientale, sociale ed economica (note anche come “triple bottom line”).
L’applicazione concreta di questi principi nel settore vitivinicolo è stata formalizzata nel disciplinare del sistema di certificazione della sostenibilità, che ha introdotto specifici requisiti per questa filiera. Tali requisiti distinguono le attività agricole (fase A) da quelle di trasformazione (fase T), e definiscono con precisione le azioni da intraprendere per garantire la sostenibilità del processo produttivo e dell’azienda vinicola nel suo complesso.
Alla luce di questa introduzione, analizziamo le caratteristiche specifiche delle tre dimensioni nel settore vitivinicolo.

- Sostenibilità ambientale
Nel mondo del vino il concetto di sostenibilità ambientale si traduce nell’applicazione di tecniche agricole e processi industriali che minimizzino l’impatto sull’ambiente e favoriscano il ripristino delle risorse naturali.
Nella fase agricola, gli operatori devono adottare strumenti di monitoraggio del consumo idrico, necessario per gestire in modo razionale dell’acqua. La protezione dell’ecosistema naturale è un altro aspetto fondamentale: le aziende vitivinicole devono evitare la riduzione significativa di boschi preesistenti durante l’impianto di nuovi vigneti, gestire aree non coltivate e tutelare le specie protette presenti nei loro terreni. Un esempio virtuoso è l’obbligo di destinare almeno l’1% della superficie aziendale a colture foraggere per insetti impollinatori, favorendo così la biodiversità funzionale.
Durante la fase di trasformazione post-raccolta, la sostenibilità ambientale richiede la gestione attenta delle aree seminaturali come boschi, siepi, muretti a secco e corpi idrici. Le azioni volte alla conservazione possono includere la creazione di invasi d’acqua, nidi artificiali o il ripristino di elementi del paesaggio rurale.
Il monitoraggio continuo delle risorse utilizzate è obbligatorio (si parla dei consumi energetici per litro di vino prodotto), così come la valutazione del peso medio delle bottiglie e l’uso di materiali di confezionamento riciclabili o riciclati. Anche l’adozione di fonti rinnovabili certificate è incoraggiata, in quanto riduce le emissioni e migliora la performance ambientale della cantina.
- Sostenibilità sociale
Per quanto riguarda la sostenibilità sociale, la produzione di vino non può prescindere dal benessere delle persone che operano nella filiera e dalla responsabilità nei confronti delle comunità locali. Il rispetto delle regole non è sufficiente: è necessario costruire un sistema inclusivo, equo e trasparente.
I consumatori, oggi sempre più consapevoli, chiedono infatti sempre più garanzie sulle modalità con cui viene prodotto il vino. Fenomeni come lo sfruttamento del lavoro, il caporalato o le disuguaglianze sociali minano la credibilità del settore, motivo per cui le aziende vitivinicole sono chiamate ad adottare politiche attive per assicurare condizioni dignitose, formazione professionale e partecipazione.
Durante la fase agricola, la sostenibilità sociale si traduce nel rispetto dei contratti di lavoro, nella raccolta di tutta la documentazione obbligatoria (come permessi di soggiorno, contratti, ecc.) e nella creazione di elenchi aggiornati dei dipendenti.
La formazione del personale rappresenta un altro aspetto chiave. I lavoratori devono essere sensibilizzati a loro volta sui temi della sostenibilità sociale e ambientale, per svolgere le proprie mansioni in sicurezza, nel rispetto dell’ambiente e in coerenza con i valori aziendali: una forza lavoro consapevole è infatti anche una risorsa strategica, capace di contribuire all’innovazione e al miglioramento continuo dell’impresa.
La sostenibilità sociale assume un ruolo determinante anche nella fase di trasformazione. Le aziende devono monitorare gli infortuni sul lavoro, calcolando indicatori specifici come l’indice di frequenza e di gravità, e promuovere una cultura della prevenzione e del dialogo. Non meno importante è il legame con il territorio: l’impresa deve essere in grado di ascoltare la propria comunità, costruire con essa un rapporto di fiducia e proporre attività di cui questa possa beneficiare.
- Sostenibilità economica
Nel quadro della sostenibilità nel mondo del vino, la dimensione economica è spesso la meno visibile; questa, pur essendo limitata alla fase di post raccolta e trasformazione, è comunque fondamentale quanto quella ambientale e sociale.
Una cantina economicamente sostenibile può dirsi davvero tale solo se riesce a garantire solidità economica, resilienza nel tempo e capacità di generare valore per sé stessa, per i lavoratori e per il territorio in cui opera.
La sostenibilità economica non si limita alla redditività di breve termine: richiede una visione a lungo raggio, fondata su investimenti responsabili, efficienza produttiva e capacità di adattamento ai cambiamenti di ogni tipo (siano questi climatici, tecnologici o di mercato). Allo stesso tempo, un’azienda vitivinicola sostenibile è in grado di affrontare le sfide globali grazie a un modello di gestione flessibile, innovativo e basato sulla riduzione degli sprechi.
Nel contesto del sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola, vengono richiesti alle aziende specifici comportamenti che dimostrino il loro impegno verso uno sviluppo economico equilibrato. Tra questi spiccano la valorizzazione dei sottoprodotti e dei materiali di scarto, la promozione dell’economia circolare e l’utilizzo di materiali ecocompatibili: l’obiettivo è trasformare ogni fase della produzione in un’opportunità per ridurre costi e gli impatti, migliorando al contempo la competitività.
Le imprese sono inoltre invitate a svolgere attività di sponsorizzazione o donazioni verso enti esterni, a dimostrazione del loro ruolo attivo nel tessuto socioeconomico locale; questo tipo di partecipazione non è solo benefica per l’immagine aziendale, ma rafforza il legame con la comunità e contribuisce alla creazione di valore condiviso.
Altro aspetto cruciale è il monitoraggio continuo delle performance aziendali. L’impresa deve essere in grado di valutare con regolarità i propri consumi energetici, l’efficienza dei processi, la sostenibilità degli imballaggi e la gestione del personale; solo attraverso un controllo consapevole delle proprie dinamiche interne è possibile individuare margini di miglioramento e prendere decisioni coerenti con una crescita sostenibile.
La sostenibilità in Serena Wines 1881
In Serena Wines 1881 la sostenibilità rappresenta un principio operativo che permea ogni aspetto dell’attività aziendale. Per noi l’impegno verso un modello produttivo più responsabile si traduce in azioni concrete, in progetti innovativi e in una cultura d’impresa che pone al centro il rispetto per l’ambiente, per le persone e per il territorio.
La volontà di evolvere verso una cantina sostenibile ha portato Serena Wines 1881 a ottenere la certificazione Equalitas, uno degli standard più completi e rigorosi nel settore vinicolo. Questo riconoscimento testimonia la piena integrazione dei tre pilastri della sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) all’interno di ogni fase della produzione, dalla coltivazione dell’uva fino alla vendita del prodotto finito.
A garanzia di quanto detto, rendiamo disponibile anno dopo anno il nostro “Bilancio di Sostenibilità”, che documenta in modo trasparente i risultati raggiunti e gli obiettivi futuri, offrendo una visione chiara dell’impegno concreto portato avanti giorno dopo giorno.
Uno degli esempi più significativi di innovazione sostenibile in Serena Wines 1881 è rappresentato dal progetto Cheers, sviluppato in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. In questo ambito di ricerca avanzata, la nostra azienda vinicola ha avviato la sperimentazione di una tecnologia che permette di trasformare gli scarti della vinificazione in energia rinnovabile: un’iniziativa pionieristica che non solo valorizza i sottoprodotti del vino, ma apre nuove prospettive per una filiera più circolare e a basso impatto ambientale.
Abbiamo adottato soluzioni orientate alla sostenibilità anche sul fronte del packaging, grazie al progetto RafCycle®, che consente di dare nuova vita agli scarti derivati dalle etichette delle bottiglie. I supporti in carta siliconata, tradizionalmente considerati rifiuti non riciclabili, vengono trasformati in nuova materia prima; questo processo di recupero contribuisce a ridurre l’impronta ambientale del confezionamento e rappresenta un passo importante verso una gestione più efficiente delle risorse.
Accanto all’innovazione, Serena Wines 1881 porta avanti numerose iniziative a carattere sportivo, sociale e culturale. Le sponsorizzazioni di eventi sportivi (Tornei Internazionali di Tennis), di diverse squadre (Sportivi Ghiaccio Cortina, Imoco Volley, Treviso Basket) e di iniziative sociali e culturali (FAI, TEDxConegliano, Progetti del Cuore e Raduno Alpini Triveneto 2025, per citarne alcuni) dimostrano come la sostenibilità sociale sia parte integrante della nostra identità.
Tutte queste scelte rendono Serena Wines 1881 un esempio concreto di azienda vinicola sostenibile, dimostrando che coniugare tradizione, innovazione e responsabilità ambientale è possibile: per maggiori informazioni, dai uno sguardo ai progetti di sostenibilità e di sponsorship.
Nel cuore del Veneto, tra Conegliano e Valdobbiadene, si snoda uno dei paesaggi vitivinicoli più suggestivi d’Italia: le Colline del Prosecco, riconosciute dal 2019 come Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
Qui natura, cultura e tradizione vinicola si fondono in un equilibrio perfetto tutto da scoprire: dal giro “panoramico” del territorio a un weekend romantico, fino alle esperienze enogastronomiche, ecco alcune delle tante attività (ed emozioni annesse) che queste colline sanno regalare.
Le caratteristiche uniche delle Colline del Prosecco
Nel 2019, dopo oltre un decennio di studi e riconoscimenti internazionali, le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono entrate a pieno titolo nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO come paesaggio culturale. Questo prestigioso traguardo ha finalmente riconosciuto il valore universale di un territorio straordinario, dove la natura e l’ingegno umano si sono fusi in un equilibrio tanto delicato quanto duraturo, modellando un paesaggio unico al mondo.
Situate nel nord-est dell’Italia (nella regione del Veneto), le Colline del Prosecco si distinguono per un sistema morfologico definito “a dorsale”, caratterizzato da rilievi paralleli e crinali affilati, con pendenze che hanno reso necessario un approccio agricolo specifico.
L’aspetto attuale delle Colline del Prosecco è frutto di una serie di evoluzioni e modifiche “artificiali”, le prime delle quali risalgono a diversi secoli fa. Partendo dal XVII secolo, per rendere coltivabili i pendii più ripidi si sviluppò la tecnica dei ciglioni, terrazze erbose realizzate lungo le curve di livello delle colline. Questi terrazzamenti diedero vita al tipico schema a scacchiera che possiamo ammirare ancora oggi, con filari paralleli e perpendicolari alla pendenza. Il risultato è un effetto visivo armonico, in cui la regolarità dei vigneti si intreccia con la spontaneità di boschi, siepi, macchie verdi e paesini che li circondano, creando un mosaico paesaggistico di rara bellezza.
L’evoluzione del territorio, però non si è fermata qui. Nel XIX secolo, per contrastare malattie fungine come la peronospora, i fratelli Bellussi introdussero un innovativo sistema di allevamento della vite: la bellussera. Questa tecnica prevede la disposizione delle viti su pali alti, con tralci che si allungano in orizzontale formando un disegno a raggiera. Da una vista aerea, i vigneti appaiono come un ricamo geometrico della natura, un alveare verde che dona ritmo e struttura al paesaggio e che, ancora oggi, richiede coltivazione esclusivamente manuale, mantenendo vivo il legame con la tradizione contadina.
Le Colline del Prosecco Patrimonio dell’Umanità sono, oltre che uno spettacolo visivo, anche un ecosistema vivo e dinamico che favorisce la biodiversità. Le pratiche agricole sono fortemente legate alla sostenibilità: l’uso del suolo segue ancora i principi di conservazione ambientale, e la raccolta a mano continua ad essere la norma in molti appezzamenti.
I luoghi da visitare a Conegliano e Valdobbiadene
La zona di Conegliano e Valdobbiadene incanta con la sua eleganza discreta e la sua profonda identità culturale; si tratta di un territorio da esplorare con lentezza, perfetto per chi ama il turismo enogastronomico, i piccoli tesori d’arte e natura, o anche solo un weekend tra le Colline del Prosecco, in cerca di relax e autenticità.
A Conegliano, culla della viticoltura veneta e punto di partenza del celebre Cammino delle Colline del Prosecco, ogni angolo racconta una storia. Si comincia dal Castello di Conegliano, da cui si gode un’ampia vista sulle colline e sulla pianura sottostante, per poi scendere lungo calle Madonna della Neve e ammirare la chiesetta omonima, ricca di spiritualità. Camminando lungo la storica via XX Settembre, cuore pulsante della città, si susseguono palazzi rinascimentali affrescati, il Duomo con la celebre pala d’altare di Cima da Conegliano e la Sala dei Battuti, un gioiello artistico poco conosciuto. Per conoscere meglio il pittore che ha dato lustro alla città ci si può fermare a Casa Cima, dove troverai una collezione dedicata alla sua vita e alle sue opere.
Conegliano è anche la sede della prima scuola enologica d’Italia, l’Istituto Cerletti, dove oggi sorge anche il Museo Luigi Manzoni (dedicato alla ricerca vitivinicola).

Per chi desidera soggiornare, non mancano soluzioni immerse nelle Colline del Prosecco, ideali per chi sogna una fuga dal ritmo cittadino; tra queste c’è la Tenuta Ville d’Arfanta di Serena Wines 1881, dove oltre all’hospitality è possibile vivere tanti tipi di esperienza: scopri di più nelle righe che seguono, oppure contattaci per maggiori informazioni!
Proseguendo verso Valdobbiadene, il paesaggio continua a essere estremamente suggestivo. Il cuore del paese è Piazza Marconi, dominata dal Duomo di Santa Maria Assunta e dal campanile settecentesco. Poco distante si trova Villa dei Cedri, una residenza ottocentesca circondata da un grande parco, spesso sede di eventi culturali.
Per chi ama camminare, Valdobbiadene è una meta d’eccezione: l’Anello del Prosecco è uno dei percorsi più spettacolari da fare a piedi o in bici, un itinerario di circa 15 km che tocca alcuni dei borghi più belli della zona, come San Pietro di Barbozza e Col San Martino. Lungo il cammino si incontrano piccole chiese, eremi, punti panoramici e tante cantine dove fermarsi per una degustazione.
Tra le tappe imperdibili nella zona ci sono poi:
- il pittoresco Molinetto della Croda a Refrontolo, oggi funzionante a seguito di una serie di restauri;
- Castel Brando, uno dei più antichi castelli d’Europa, situato nel borgo medievale di Cison di Valmarino;
- l’Abbazia di Follina, capolavoro cistercense del XII secolo completamente restaurato nel 1922.
Per gli amanti della natura, il Monte Cesen con i suoi 1570 metri è una meta panoramica ideale: qui si incontrano le tradizioni casearie dell’altopiano con la viticoltura delle colline sottostanti. E per momenti di puro relax, i Laghi di Revine offrono scorci silenziosi perfetti per una passeggiata in ogni stagione.
Infine, per gli appassionati del turismo lento, il Cammino delle Colline del Prosecco è un itinerario escursionistico che collega i principali borghi della zona in 4 tappe, da Vidor a Vittorio Veneto; lungo il percorso è possibile vivere tantissime esperienze autentiche: da una visita in cantina con degustazione alla scoperta di un piccolo oratorio immerso nel verde, fino a una cena in un ristorante tra le Colline del Prosecco dove il gusto racconta il territorio.
Hospitality ed esperienze: vieni a scoprire la Tenuta Ville d’Arfanta
Per vivere pienamente le emozioni di un weekend sulle Colline del Prosecco, la Tenuta Ville d’Arfanta (situata tra i filari vicino a Tarzo) è la scelta migliore. Questa elegante dimora di proprietà della famiglia Serena è infatti espressione della tradizione vinicola del gruppo, custode di una storia fatta di passione e rispetto per la terra.
Serena Wines 1881 propone una serie di esperienze enoturistiche esclusive immerse nella bellezza del paesaggio che accompagna la romantica cornice della Tenuta; tra le esperienze proposte vi sono:
- Tour Prosecco, che permette di visitare i vigneti e degustare 4 tipologie di Prosecco DOC e DOCG con tagliere di prodotti locali.
- Prosecco & Champagne Tasting, una combinazione raffinata per i palati più esigenti.
- Passeggiata a cavallo al tramonto, per un’immersione romantica tra i sentieri delle colline.
- Tour in Vespa e picnic in vigna, per esplorare il territorio con stile e leggerezza.
- Pic-nic romantico in vigna, con bottiglia di Prosecco e tagliere gourmet.
- Bike tour in e-bike, una pedalata panoramica con sosta degustativa.
La tenuta offre anche la possibilità di pernottamento: le sue camere dallo stile raffinato e suggestivo (come la suite Serena, simbolo dell’accoglienza di famiglia, fino alla camera Terra, dedicata al legame profondo con il suolo vitato) rappresentano un rifugio perfetto per un weekend tra le Colline del Prosecco.
Contattaci per maggiori informazioni sulle esperienze o per prenotare un soggiorno nella Tenuta Ville D’arfanta: ti aspettiamo.
In più, se vuoi scoprire tutti i dettagli dei vini di Serena Wines 1881, visita il sito web dedicato: ti aspetta un percorso enogastronomico unico, frutto della passione e dell’amore per le Colline del Prosecco Patrimonio UNESCO!